martedì 29 gennaio 2013

Riflessioni e Domande - Parte III




Ed eccoci nuovamente in macchina, io e mia moglie. Soli.

Stiamo tornando a casa dalla nostra serata "alternativa".
All'inizio non ci siamo detti nulla, ma ci siamo solo guardati un po' negli occhi.
All'improvviso una fragorosa risata ha riempito l'abitacolo coprendo tutti i suoni, compreso il mio immancabile blues.


Era come se fossimo in preda ad un raptus di euforia...ridevamo tanto e non potevamo farne a meno. Il problema è che non stavamo prendendo in giro nessuno: eravamo felici, soltanto felici.
La serata "alternativa" è stata davvero divertente, fino a casa eravamo intenti a raccontarci tutto quello che avevamo visto...della serie :
« Hai visto quello li che è caduto sulla panca ? »
Oppure:
« Ma hai sentito quella che urlava? Ma come cavolo avrà fatto a urlare così ? Dai è impossibile... » 
Ma non mancavano di certo anche commenti tipo :
« Secondo me è finto...era drogata... »
« C'era qualcosa nell'incenso »
« Erano tutti d'accordo...così la gente ci crede... »

Il nostro IO era costantemente "sballottato": da una parte eravamo razionali al massimo ed eravamo certi che qualsiasi cosa avessimo visto laggiù era un'enorme (permettetemi il termine) cazzata.

Ricordo solo che appena arrivato a casa e infilatomi nel mio lettuccio ero pieno di dubbi ma allo stesso tempo pensavo:
« E se fosse tutto vero ? E se tutto quello che ho visto con fosse vero ?  »

La mia razionalità stava combattendo con qualcuno molto più forte di lei.
Di natura sono una persona molto curiosa e volevo sapere tutto....ma proprio tutto.

Come potevo fare ? Uno che come me ha sempre bestemmiato e preso per il culo preti, gente bigotta e chierichetti, come poteva ottenere risposte ?

Ebbene, e' bastato veramente poco, ve lo giuro.






giovedì 25 ottobre 2012

La Morte non è niente.





La Morte non è niente. 

Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. 

Io sono sempre io e tu sei sempre tu. 

Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. 
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. 

Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. 
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. 
Prega, sorridi, pensami! 
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. 
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. 
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? 
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. 
Rassicurati, va tutto bene. 
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. 
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Aurelio Agostino d'Ippona (Sant' Agostino).




giovedì 20 settembre 2012

L'imposizione delle Mani - Parte 2

Ecco la seconda parte di spiegazione del rito dell'imposizione delle mani.
Ovviamente consiglio vivamente a tutti di leggere gli "Atti degli Apostoli" per informazioni ancora più accurate :-)

Il gesto nelle celebrazione della Chiesa.
Troviamo già nella Chiesa primitiva l’importanza della imposizione delle mani. Infatti la Chiesa primitiva considerava questo gesto come elemento essenziale nel conferimento dei due sacramenti: la Confermazione e l’Ordine. Nel primo, in quanto signum del dono formale dello Spirito Santo al neofita, a perfezione della sua iniziazione cristiana, nel secondo, come espressione sensibile della trasmissione da parte di Dio di speciali poteri ad una classe di uomini che egli ha prescelto. Nella Chiesa antica quel gesto entrava pure nel rituale degli altri sacramenti, compresa l’Eucaristia. Ad es. nella preparazione dei catecumeni al battesimo, nella riconciliazione dei penitenti, nella celebrazione dell’Eucaristia, nell'Unzione degli infermi.
L’imposizione delle mani è riservata in senso compiuto e sacramentale all'Ordine Sacro. Amministrata talvolta dal vescovo (Conferimento ordine Sacro,Cresima), in certi casi al vescovo ed al presbiterio collettivamente (celebrazione eucaristica, Ordine), al sacerdote (Consacrazione Eucaristica, Battesimo), oppure al diacono ed agli esorcisti nel compimento delle loro funzioni. Ai laici non è mai stato espressamente permesso, questo per evitare fraintendimenti e confusioni pastorali con il compiuto ambito sacramentale, legato, invece, all'Ordine Sacro. Solo al padre, genitore, era lecito imporre le mani sui figli e alla madre di segnare i figli con un segno della croce sulla fronte come benedizione, ma sempre in ambito privato, mai comunitario. Nei gruppi nei quali l'imposizione delle mani viene facilmente esercitato, è un abuso mai approvato dalla Chiesa.

Il gesto nei rituali del Vaticano II.
Nei rituali del Concilio Vaticano II il gesto è presente, con diverso rilievo, in tutti i sacramenti. Può essere fatto con tutte e due le mani oppure con una mano sola, stese sopra il popolo od anche solo su una persona alla volta. Il significato in ogni caso viene spiegato dalla parola interpretativa che l’accompagna.

Battesimo.
Nel Battesimo il gesto lo troviamo due o anche tre volte.
Una prima volta, negli esorcismi minori dei catecumeni:

« Il ministro (sacerdote, diacono od anche il catechista ben preparato e deputato dal vescovo) con le mani distese sopra i catecumeni inchinati o inginocchiati, recitano una delle orazioni, recitano una delle orazioni proposte dal rituale. » (OBP n.109)

Una seconda volta:
« [Dopo] la celebrazione della Parola di Dio, premessa all'azione sacramentale… segue l'unzione con l'olio dei catecumeni o l'imposizione della mano.» (OBP n. 17)

Qui vogliamo ricordare anche una terza imposizione della mano, questa volta non sui battezzandi ma sull'acqua durante la preghiera di benedizione.
« Durante la preghiera il presbitero, con la mano destra tocca l'acqua e prosegue con l'orazione. » (OBP n. 54)

Cresima.
Nella Cresima abbiamo due imposizioni delle mani. Una "primaria" su ogni candidato ed una "secondaria" - quella che procede la crismazione su tutti i candidati insieme.
L'unzione "primaria", appartiene all'essenza del sacramento:
Il vescovo intinge nel crisma l'estremità del pollice della mano destra e traccia poi con il pollice stesso sulla fronte del cresimando un segno di croce dicendo: «N., accipe…» (OC n. 27)

La Riforma liturgica del Vaticano II e il nuovo rituale di Paolo VI hanno fatto discutere. I rituali precedenti dicevano: «[il sacramento si compie] per manus imposizionem cum unctione Chrismatis in fronte» 
(Rituale del Paolo V del 1952). 
Il nuovo Ordo invece non parla più dell'imposizione della mano (conf. sopra). Pertanto non si riusciva interpretare bene la formula sacramentale data nell'Ordo e quella della Costituzione Apostolica sul sacramento della Confermazione (Divine consortium naturae). 
Infatti essa dice:
«Il Sacramento della Confermazione si conferisce mediante l'unzione del Crisma sulla fronte, che si fa con l'imposizione della mano, e mediante le parole: «Accipe signaculum Doni Spiritus Sancti». (OC n. 27)
Il nuovo Ordo non parla più dell'imposizione della mano. Dice solo del segno della croce sulla fronte del cresimando da parte del vescovo con il Crisma e della formula «Ricevi…».
È stato formulato il dubium alla Commissione Vaticana per l'Interpretazione dei Decreti del Concilio Vat II, la quale ha risposto: «Chrismatio ita peracta manus impositionem sufficienter manifestat.» 
Dunque basta la crismazione con il pollice. Essa, senza l'imposizione della mano stessa sul capo, «manifesta in modo sufficiente l'imposizione della mano». Pertanto l'imposizione della mano è sempre richiesta all'essenza del sacramento, anche se basta quella fatta per la crismazione della fronte.
La seconda imposizione delle mani si ha all'inizio del Rito, dopo il rinnovamento delle promesse battesimali.
« Questa imposizione sopra tutti gli eletti, che si compie prima della crismazione, anche se non appartiene all'essenza del rito sacramentale è da ritenersi in grande considerazione, in quanto serve ad integrare maggiormente il rito stesso e a favorire una maggiore compressione del sacramento. È chiaro che questa imposizione delle mani, che precede la crismazione, differisce dall'imposizione della mano, con cui si compie l'unzione crismale sulla fronte.  » (RC n.9)

Poi il Rituale aggiunge una nota dei concelebranti, che partecipano con il Vescovo nel rito:
«...I sacerdoti che si uniscono talvolta al ministro principale nel conferimento della Confermazione, fanno con lui l'imposizione delle mani su tutti i cresimandi, ma senza nulla dire...
...Questa imposizione fatta dal vescovo e dai sacerdoti concelebranti è un gesto biblico, pienamente adatto all'intelligenza del popolo cristiano: con esso si invoca il dono dello Spirito Santo  » (RC n.9.)

Dunque il rito si svolge nel modo seguente:
Il vescovo (e accanto a lui i sacerdoti che lo aiutano), in piedi, a mani giunte, rivolto ai candidati, dice la preghiera: 
«Fratelli carissimi,…» 
Poi tutti pregano per qualche tempo in silenzio. (OC n.24)
Quindi il vescovo (e con lui i sacerdoti che lo aiutano) impone le mani su tutti i cresimandi e dice l'orazione: 
«Dio onnipotente, Padre…» 
a cui alla fine l'assemblea risponde: Amen. (OC n.25)
Dopo questo rito il celebrante prosegue con la crismazione dei singoli candidati.

Sacramento del perdono.
Nel Sacramento della Penitenza, il rito rappresenta una novità, un ricupero della tradizione dimenticata. Secondo il nuovo rituale (OP) le parole dell’assoluzione pronunciate dal sacerdote vengono accompagnate non solo dal segno della croce ma anche dall’imposizione della mano.
Dopo la confessione dei peccati ed accettazione di un esercizio penitenziale da parte del penitente, il sacerdote lo invita a manifestare la sua contrizione. Alla fine il sacerdote, stese le mani o almeno la mano destra, sul capo del penitente impartisce l'assoluzione dicendo: 
«Deus, Pater misericordiarum...» (OP n.46)
Con questo gesto il ministro della Chiesa concede al penitente nel nome di Cristo il perdono e lo riconcilia con la Chiesa.

Unzione degli infermi.
Nel sacramento dell'Unzione l'imposizione delle mani non appartiene all'essenza del sacramento, non è cioè un gesto sacramentale. Abbiamo visto però la sua importanza nella Scrittura nel contesto della malattia. Esso è collocato dopo la liturgia della Parola. Il rito inizia con le litanie. L'ultima invocazione dice:
« «Ut ei, cui in tuo nomine manus imponimus, vitam et salutem donare digneris». »
Questa intenzione di preghiera rispecchia molto bene il significato del gesto. Esso è radicato negli esempi che abbiamo visto nella Scrittura, vuol essere cioè un gesto di guarigione modellato sull'esempio di Gesù. Dopo la litania, il sacerdote impone le mani sul capo dell'infermo senza nulla dire. (OUI n.74)
Cura pastorale dei malati.
L'Ordo (come si può dedurre già dal titolo) si occupa anche della cura pastorale degli infermi e non solo dell'Estrema Unzione, come ancora in molti ambienti si crede. Esso consiglia ai pastori di visitare spesso i malati, di star loro vicino, confermandoli con la Parola e i Sacramenti. Alla fine di queste visite il sacerdote (...) potrà benedire il malato imponendogli le mani 
(OUI n.45)

Matrimonio.
Il Sacramento del Matrimonio di per sé non ha l'imposizione delle mani. Vogliamo però, sottolineando il fatto che non è il ministro a conferire agli sposi il sacramento ma sono loro stessi, che esprimendo il consenso, si consacrano l'un all'altro per tutta la vita, ecco in qsto contesto, il ministro, a nome della Chiesa, assiste e riceve il consenso degli sposi, confermandolo e benedicendo.
In questo contesto è presente un'imposizione delle mani. Essa è collocata nella solenne benedizione della sposa e dello sposo:
nella celebrazione del sacramento durante la messa, dopo il Pater, al posto dell'embolismo: Libera nos...
nella celebrazione del sacramento fuori messa, fatto il rito del matrimonio, dopo la preghiera universale.
Sacerdote, rivolto verso gli sposi, invita alla preghiera per gli sposi: «Dominum, fratres carissimi...». 
Segue un momento di preghiera in silenzio. 
Il sacerdote, con le mani stese sopra gli sposi inginocchiati, prosegue 
«Deus, qui potestate...» (OCM, n. 73)

Celebrazione dell’Eucaristia.
Nella celebrazione della messa l'imposizione delle mani è presente due volte. Una - durante la preghiera eucaristica, prima della consacrazione, sopra le offerte, l'altra, alla fine della messa, ogniqualvolta si voglia impartire la benedizione solenne sul popolo.
L'imposizione delle mani sopra le offerte è presente in tutte le preghiere eucaristiche.

Canone Romano
Tenendo le mani sulle offerte, il sacerdote dice: 
«Santifica, o Dio, queste offerte con la potenza della tua benedizione…» 
(Messale Romano n. 90).

II Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote celebrante dice: «Santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito» tenendo le mani stese sopra le offerte (MR n.103).

III Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote dice: «Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo» 
tenendo le mani distese copra le offerte. (MR n.110)

IV Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote celebrante tenendo le mani sopra le offerte, dice: «Ora ti preghiamo, Padre, lo Spirito Santo santifichi questi doni, perché diventino il corpo…». (MR n.119) 
Durante le messe concelebrate i sacerdoti concelebranti stendono la mano destra verso le oblate, pronunziando le parole insieme con il sacerdote principale. (RSCM n.34)

L'Imposizione delle Mani - Parte 1


Con questo post voglio divulgare e cercare di far comprendere alle persone il senso di questo gesto antico.
Rimando comunque la lettura approfondita degli "Atti degli Apostoli" perché all'interno di quel testo è possibile capire meglio come veniva gestito da Gesù in persona.
Per comprendere il significato cristiano di questo gesto è importante scoprire il significato che esso ha nella Bibbia. Se ne parla spesso nell'Antico Testamento. 
Alcuni significati che ad esso vengono attribuiti sono legati al culto, altri a tradizioni culturali.
In questo senso abbiamo un’imposizione delle mani che potremo definire di identificazione, tendente cioè ad esprimersi ed a riconoscersi ad un’altra realtà simbolica – adoperata soprattutto nella liturgia sacrificale, nella quale, imponendo le mani ad una vittima s’intendeva quasi caricarla dei propri sentimenti interiori (fossero essi di rendimento di grazie, di pentimento o di adorazione) p.es. nel rito del capro espiatorio. (conf. Lv 16,21-22; Es 29 10; ecc).
Altro significato di questo gesto è la trasmissione di poteri, quasi una messa a parte di qualcuno per una speciale missione. Mosè pone ad esempio la sua mano su Giosuè per farne il proprio successore (conf. Nm 27, 18-20; Dt 34, 9).
Per mezzo di questo gesto si consacrano al Signore i leviti: essi venivano offerti a Dio per appartenergli come un’offerta sacra proprio per l’imposizione delle mani; vedi ad esempio Nm 8, 10-14: qui più che conferimento di un potere il gesto vuol significare una particolare consacrazione a Dio e al suo servizio.
Il gesto può significare anche una benedizione speciale: Giacobbe pone la mano destra su Efraim e la sinistra su Manasse per benedirli (conf. Gen 48,14).
Anche nel Nuovo Testamento questo gesto è abbastanza frequente e il suo significato dipende dal contesto in cui avviene. 
Anzitutto può significare la trasmissione di una benedizione, invocando la benevolenza di Dio su chi la riceve. 
Il Signore Gesù imponeva le mani sui bambini, pregando per loro 
(conf. Mt 19, 13-15: Nel testo parallelo Marco sottolinea il contatto fisico «Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse» (Mc 10,13-16). L’imposizione, dunque, era anche contatto fisico).
Molto spesso il gesto è accompagnato dall’idea e dalla realtà di una guarigione. 

Giairo chiede a Gesù: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva» (Mc 5,23). 

Gli presentano il sordomuto «pregando di imporgli le mani» (Mc 7,32); 

gli conducono il cieco di Betsaida «...pregando di toccarlo. 
Allora... gli impose le mani... sugli occhi ed egli ci vide chiaramente...» (Mc 8,22-25). 

Era il gesto più ripetuto nelle guarigioni: «tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva» (Lc 4,40).

L’espressività del segno si prolunga anche nell’incarico di Gesù ai suoi discepoli: «...imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,18). Anche Paolo, dopo la visione del Signore sulla strada per Damasco viene guarito da Anania precisamente con l’imposizione delle mani (conf. At 9,17). 
E poi a sua volta anche lui guarirà i malati imponendo le mani (conf. At 28, 8-9). 
Imporre le mani sul capo di una persona significa anche invocare e trasmettere su di lei il dono dello Spirito santo per una determinata missione.
È così con i battezzati di Samaria, che ricevono la visita degli apostoli per completare la loro iniziazione cristiana (conf. At 8,17). 
Lo stesso per i discepoli di Efeso «E non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo» (At 19,6).
Ma anche a coloro che sono stati scelti per il ministero di diaconi nella comunità primitiva vengono imposte loro le mani come segno di una missione speciale (conf. At 6,6). 
Paolo e Barnaba sono scelti e mandati dalla comunità a una nuova missione apostolica. È un momento importante nella storia della comunità. 
Il gesto è espressivo: «Dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono» (At 13,3). 
Paolo si ricorderà di questo momento e scriverà a Timoteo dell’importanza di quel gesto sacramentale che sta alla radice della sua missione (conf. 1Tm 4,14).

In mezzo ai matti - Parte II

Era un Lunedì sera, circa le nove e mezza
Io e mia moglie siamo arrivati a destinazione e una dopo aver trovato con difficoltà il parcheggio, siamo entrati in chiesa.

La chiesa era piccola e c'era moltissima, tantissima, troppa gente per i miei gusti.
Ci siamo defilati in fondo alla chiesa e con molto rispetto abbiamo seguito la messa.
Il clima di preghiera era molto forte e non ho potuto fare a meno di notare anche molti giovani.

La cosa più bella è stata la musica: adoro il blues e la musica gospel (strano ma vero) e in quella chiesa facevano proprio quel genere...per me era come andare ad un concerto dal vivo !!
La messa iniziò e tra canti e balli, ho visto gente, anche piuttosto anziana, ballare e ridere come se fossero giovani.
Ho visto la felicità nei loro occhi, ho visto i loro occhi colorati che sprigionavano amore.
La messa non mi è dispiaciuta, ma non sentii nemmeno una parola riguardante il vangelo oppure i salmi.
Aspettavo con ansia il momento nel quale la gente sarebbe svenuta.
Ad un certo punto, il parroco arriva vicino a noi con l'aspersorio e comincia ad aspergere (appunto) la gente con acqua benedetta.
Fin qui tutto bene, fino a quando non vedo una ragazza in piedi che appena toccata dall'acqua sviene sulla panca.
Il colpo sordo della tempia sulla panca è fortissimo.
La testa rimbalza e il corpo si accascia per terra tra la ginocchiera e lo schienale della panca davanti.
Guardo la mia ragazza ed entrambi sgraniamo gli occhi: mi avvicino al suo orecchio e le sussurro:
«Ma qui son tutti fuori di testa, hai visto che botta che ha preso quella li ?
Io me ne andrei volentieri, te ?»
Ad un certo punto la gente comincia ad alzare le mani, la felicità è al massimo e tutti sono contenti.

Lo devo ammettere, la musica non era niente male e il gruppo che suonava era composto da gente molto brava.
Per un attimo, ho cominciato a canticchiare pure io e muovevo dolcemente la testa a sinistra e a destra.
L'atmosfera ci avvolgeva e ci colpiva; nonostante tutto eravamo coccolati da questo ambiente così strano che allo stesso tempo ti rapiva.

Ci sembrava proprio di essere delle pecore nere in mezzo al gregge bianco.
La cosa buffa era come io e mia moglie ci sentivamo fuori posto...
Provo a farvi comprendere la nostra sensazione: avete presente quando andate ad una festa per accontentare qualcuno e arrivati al party non conoscete nessuno ? Inoltre vi accorgete che le persone che stanno intorno sono completamente diverse da voi ? 
Spero di aver avervi reso l'idea.

D'ora in poi, userò i verbi al presente perché voglio mi piace ricordare come se fosse oggi, quel giorno così strano.

Aspettiamo la fine della messa, ma non succede niente.
Una volta esclamato il tanto atteso "la messa è  finita, andate in pace", vedo che le persone non vanno via, ma si siedono.
Comincia la preghiera di liberazione e il sacramentale dell'Imposizione delle Mani. 
Scriverò successivamente un post sull'imposizione delle mani per far capire bene cos'è.
Il silenzio pervade la chiesa per almeno un minuto.
Inizia la preghiera di liberazione.
Tutti ripetono, composti. 
Ad un certo punto di ode un urlo.
Un urlo fortissimo e stridulo che riempie tutta la chiesa.
Ci sono persone che si prendono paura, altre sono indifferenti. 
Le persone del servizio "ecclesiastico" vanno dalla persona che urla e possiamo distinguerle perché hanno una targhetta spillata sul petto, inoltre sono molto cordiali con tutti.
Questa persona comincia ad urlare sempre più forte e ad un certo punto un grido cupo e maschile si sente echeggiare nella chiesa.
Era sempre lei. Non ho mai sentito una donna gridare in quel modo.
Nella mia mente tutto era ridicolo: per quanto potesse far finta, era praticamente impossibile che riuscisse ad urlare in quel modo. 
Non ci sono persone di sesso femminile che riescono ad arrivare a quel tono di voce così basso. 
Ero sconcertato. Io e mia moglie ci guardavamo e alzavamo le sopracciglia degli occhio in segno di stupore.


Le grida di questa persona durano ancora per un circa 5 minuti e subito dopo la pace.
La preghiera di "liberazione" termina e si pratica l'invocazione dello Spirito Santo.
Comincia un canto, splendido. Tutta la gente canta appassionata.
Sembra che le voci si coadiuvino fra loro in un solo canto.
Una volta finito il canto, le persone del servizio mettono dispongono tutti in fila indiana e con molto ordine, li fanno arrivare fino all'altare.
E' lassù che il parroco ha tra le mani l'olio benedetto e il sale.
Man mano che la gente si avvicina, egli tocca una piccola ampolla contente l'olio benedetto e successivamente pone le mani sulla testa di ogni persona, proprio come nella figura accanto. L'unica differenza è che le persone non sono in ginocchio, ma restano in piedi.
Man mano che il prete impone le mani avvengono fenomeni strani. Certe persone "traballano" sulle proprie gambe, altre invece restano immobili; poi ci sono quelli che "cadono".
Vedo la gente "svenire" sotto le mani di quell'esorcista e piano piano si abbandonano ad una sottospecie di "sonno".
La gente del servizio è anche lassù, pronta a ricevere le persone che "cadono" e le accompagnano gentilmente a terra.
Dopo un tempo variabile, le persone "cadute" si rialzano. Hanno l'aria un po' frastornata e sono visibilmente stanche. Riacquistare la forma non è proprio immediato, ci vogliono almeno 2-3 minuti. 
Questi si riposano sulle panche che all'occorrenza trovano libere e poi, vanno a posto ordinatamente.
Tocca anche alla persona che in precedenza aveva urlato.
Fa in tempo ad arrivare vicino al sacerdote che comincia subito a dimenarsi, a muoversi ad urlare e a digrignare i denti.
Il personale del servizio è sempre vicino a lei e la supporta tantissimo.
Una volta fatta l'imposizione delle mani, questa persona cade a terra come svenuta in una pace dolcissima, lasciando sul volto visibilmente sciupato, un'espressione rilassata, serena e tranquilla.
Si alternano canti a preghiere che tutta la comunità seduta e in fila, continua ininterrottamente a fare.
Arriva anche il nostro turno. 
Io e mia moglie prendiamo tutto come un gioco, e ci mettiamo in fila.
Una volta arrivati sotto le mani, personalmente ho sentito un caldo pazzesco sulla testa e successivamente ho sentito i miei quadricipiti come se avessi fatto lo "squat" a muro per almeno 2 minuti : incredibile.
Non ho fatto molto caso a quello che mi era successo perché all'epoca ero un tipo molto lontano da Dio (ero Ateo e orgoglioso di esserlo) e quindi presi tutto come un divertimento: una serata alternativa. 
Una volta imposte le mani su tutte le persone, il parroco da' nuovamente la benedizione a tutti i fedeli e noi ce ne torniamo a casa.
Il tragitto tra chiesa e casa è stato pieno di discussioni e curiosità: in quel frangente mi ero accorto che io e mia moglie stavamo già facendo un passo verso di Gesù, mentre lui ne faceva dieci verso di noi.

lunedì 17 settembre 2012

L'origine - Parte I

Qual'è l'inizio di tutto ?
La storia dell'universo secondo la tesi ad oggi più accreditata nella comunità scientifica si può far iniziare con un evento spiegato dalla «teoria del Big Bang», espressione questa coniata dallo scienziato George Gamow...
Ah no, scusate...mi sono sbagliato.
Ho riavvolto il nastro troppo velocemente.
Parliamo di quando io e la mia attuale moglie eravamo ciechi, ovvero guardavamo la realtà con gli occhi della mente.
Sono passati quasi 5 anni da quando ho cominciato a praticare e cercherò di fare del mio meglio per mettere in fila cronologica tutto il mio passato.
Utilizzerò le iniziali dei nomi per indicare determinate persone: credo che sia più corretto che la gente si focalizzi sulla storia e non sui personaggi. 
Ricordo ancora quando io e S. eravamo fidanzati ed entrambi miscredenti ci siamo guardati negli occhi con affetto e ci siamo detti, io non mi voglio sposare, io non credo in Dio, io non voglio avere figli...
Entrambi avevamo le stesse idee, ci piacevano le stesse cose, avevamo le stesse opinioni, ma stavamo ignorando il fatto che, ai piani alti, qualcuno si stava già sfregando le mani.

L'invito.
Strano quel giorno...molto strano.
Una sera, una delle sorelle di mia moglie ci invitò ad andare a messa.
"Che serata alternativa..." pensai tra me e me.
Non avevo voglia di andare in chiesa anche perché non mi interessava affatto, avrei preferito certamente rimanere a casa e "cazzeggiare" con il mio computer.
Ma qualcosa richiamò la mia attenzione: 
«Sai che alcune persone svengono ? Si, proprio li, a quella messa: svengono e rimangono a terra, come prive di sensi...»
Un proverbio dice: "la curiosità è femmina", ma io sono l'eccezione in persona.
Volevo saperne di più, dovevo saperne di più: la cosa mi incuriosiva troppo.

«Sai, quel prete è un esorcista...»
A quel punto ho strizzato i miei piccoli occhietti da furbetto e ho guardato mia moglie (che all'epoca era la mia ragazza) compiaciuto: non stavo nella pelle, dovevo andarci subito.
Precisiamo nuovamente che la mia era solo curiosità, niente di più.
Ho aspettato quel tanto agognato lunedì sera e finalmente andammo.

Ed è cosi che è cominciato tutto: da un semplice invito e dalla curiosità.
Il Signore stava già bussando alla nostra porta.