Ecco la seconda parte di spiegazione del rito dell'imposizione delle mani.
Ovviamente consiglio vivamente a tutti di leggere gli "Atti degli Apostoli" per informazioni ancora più accurate :-)
Il gesto nelle celebrazione della Chiesa.
Troviamo già nella Chiesa primitiva l’importanza della imposizione delle mani. Infatti la Chiesa primitiva considerava questo gesto come elemento essenziale nel conferimento dei due sacramenti: la Confermazione e l’Ordine. Nel primo, in quanto signum del dono formale dello Spirito Santo al neofita, a perfezione della sua iniziazione cristiana, nel secondo, come espressione sensibile della trasmissione da parte di Dio di speciali poteri ad una classe di uomini che egli ha prescelto. Nella Chiesa antica quel gesto entrava pure nel rituale degli altri sacramenti, compresa l’Eucaristia. Ad es. nella preparazione dei catecumeni al battesimo, nella riconciliazione dei penitenti, nella celebrazione dell’Eucaristia, nell'Unzione degli infermi.
L’imposizione delle mani è riservata in senso compiuto e sacramentale all'Ordine Sacro. Amministrata talvolta dal vescovo (Conferimento ordine Sacro,Cresima), in certi casi al vescovo ed al presbiterio collettivamente (celebrazione eucaristica, Ordine), al sacerdote (Consacrazione Eucaristica, Battesimo), oppure al diacono ed agli esorcisti nel compimento delle loro funzioni. Ai laici non è mai stato espressamente permesso, questo per evitare fraintendimenti e confusioni pastorali con il compiuto ambito sacramentale, legato, invece, all'Ordine Sacro. Solo al padre, genitore, era lecito imporre le mani sui figli e alla madre di segnare i figli con un segno della croce sulla fronte come benedizione, ma sempre in ambito privato, mai comunitario. Nei gruppi nei quali l'imposizione delle mani viene facilmente esercitato, è un abuso mai approvato dalla Chiesa.
Il gesto nei rituali del Vaticano II.
Nei rituali del Concilio Vaticano II il gesto è presente, con diverso rilievo, in tutti i sacramenti. Può essere fatto con tutte e due le mani oppure con una mano sola, stese sopra il popolo od anche solo su una persona alla volta. Il significato in ogni caso viene spiegato dalla parola interpretativa che l’accompagna.
Battesimo.
Nel Battesimo il gesto lo troviamo due o anche tre volte.
Una prima volta, negli esorcismi minori dei catecumeni:
« Il ministro (sacerdote, diacono od anche il catechista ben preparato e deputato dal vescovo) con le mani distese sopra i catecumeni inchinati o inginocchiati, recitano una delle orazioni, recitano una delle orazioni proposte dal rituale. » (OBP n.109)
Una seconda volta:
« [Dopo] la celebrazione della Parola di Dio, premessa all'azione sacramentale… segue l'unzione con l'olio dei catecumeni o l'imposizione della mano.» (OBP n. 17)
Qui vogliamo ricordare anche una terza imposizione della mano, questa volta non sui battezzandi ma sull'acqua durante la preghiera di benedizione.
« Durante la preghiera il presbitero, con la mano destra tocca l'acqua e prosegue con l'orazione. » (OBP n. 54)
Cresima.
Nella Cresima abbiamo due imposizioni delle mani. Una "primaria" su ogni candidato ed una "secondaria" - quella che procede la crismazione su tutti i candidati insieme.
L'unzione "primaria", appartiene all'essenza del sacramento:
Il vescovo intinge nel crisma l'estremità del pollice della mano destra e traccia poi con il pollice stesso sulla fronte del cresimando un segno di croce dicendo: «N., accipe…» (OC n. 27)
La Riforma liturgica del Vaticano II e il nuovo rituale di Paolo VI hanno fatto discutere. I rituali precedenti dicevano: «[il sacramento si compie] per manus imposizionem cum unctione Chrismatis in fronte»
(Rituale del Paolo V del 1952).
Il nuovo Ordo invece non parla più dell'imposizione della mano (conf. sopra). Pertanto non si riusciva interpretare bene la formula sacramentale data nell'Ordo e quella della Costituzione Apostolica sul sacramento della Confermazione (Divine consortium naturae).
Infatti essa dice:
«Il Sacramento della Confermazione si conferisce mediante l'unzione del Crisma sulla fronte, che si fa con l'imposizione della mano, e mediante le parole: «Accipe signaculum Doni Spiritus Sancti». (OC n. 27)
Il nuovo Ordo non parla più dell'imposizione della mano. Dice solo del segno della croce sulla fronte del cresimando da parte del vescovo con il Crisma e della formula «Ricevi…».
È stato formulato il dubium alla Commissione Vaticana per l'Interpretazione dei Decreti del Concilio Vat II, la quale ha risposto: «Chrismatio ita peracta manus impositionem sufficienter manifestat.»
Dunque basta la crismazione con il pollice. Essa, senza l'imposizione della mano stessa sul capo, «manifesta in modo sufficiente l'imposizione della mano». Pertanto l'imposizione della mano è sempre richiesta all'essenza del sacramento, anche se basta quella fatta per la crismazione della fronte.
La seconda imposizione delle mani si ha all'inizio del Rito, dopo il rinnovamento delle promesse battesimali.
« Questa imposizione sopra tutti gli eletti, che si compie prima della crismazione, anche se non appartiene all'essenza del rito sacramentale è da ritenersi in grande considerazione, in quanto serve ad integrare maggiormente il rito stesso e a favorire una maggiore compressione del sacramento. È chiaro che questa imposizione delle mani, che precede la crismazione, differisce dall'imposizione della mano, con cui si compie l'unzione crismale sulla fronte. » (RC n.9)
Poi il Rituale aggiunge una nota dei concelebranti, che partecipano con il Vescovo nel rito:
«...I sacerdoti che si uniscono talvolta al ministro principale nel conferimento della Confermazione, fanno con lui l'imposizione delle mani su tutti i cresimandi, ma senza nulla dire...
...Questa imposizione fatta dal vescovo e dai sacerdoti concelebranti è un gesto biblico, pienamente adatto all'intelligenza del popolo cristiano: con esso si invoca il dono dello Spirito Santo » (RC n.9.)
Dunque il rito si svolge nel modo seguente:
Il vescovo (e accanto a lui i sacerdoti che lo aiutano), in piedi, a mani giunte, rivolto ai candidati, dice la preghiera:
«Fratelli carissimi,…»
Poi tutti pregano per qualche tempo in silenzio. (OC n.24)
Quindi il vescovo (e con lui i sacerdoti che lo aiutano) impone le mani su tutti i cresimandi e dice l'orazione:
«Dio onnipotente, Padre…»
a cui alla fine l'assemblea risponde: Amen. (OC n.25)
Dopo questo rito il celebrante prosegue con la crismazione dei singoli candidati.
Sacramento del perdono.
Nel Sacramento della Penitenza, il rito rappresenta una novità, un ricupero della tradizione dimenticata. Secondo il nuovo rituale (OP) le parole dell’assoluzione pronunciate dal sacerdote vengono accompagnate non solo dal segno della croce ma anche dall’imposizione della mano.
Dopo la confessione dei peccati ed accettazione di un esercizio penitenziale da parte del penitente, il sacerdote lo invita a manifestare la sua contrizione. Alla fine il sacerdote, stese le mani o almeno la mano destra, sul capo del penitente impartisce l'assoluzione dicendo:
«Deus, Pater misericordiarum...» (OP n.46)
Con questo gesto il ministro della Chiesa concede al penitente nel nome di Cristo il perdono e lo riconcilia con la Chiesa.
Unzione degli infermi.
Nel sacramento dell'Unzione l'imposizione delle mani non appartiene all'essenza del sacramento, non è cioè un gesto sacramentale. Abbiamo visto però la sua importanza nella Scrittura nel contesto della malattia. Esso è collocato dopo la liturgia della Parola. Il rito inizia con le litanie. L'ultima invocazione dice:
« «Ut ei, cui in tuo nomine manus imponimus, vitam et salutem donare digneris». »
Questa intenzione di preghiera rispecchia molto bene il significato del gesto. Esso è radicato negli esempi che abbiamo visto nella Scrittura, vuol essere cioè un gesto di guarigione modellato sull'esempio di Gesù. Dopo la litania, il sacerdote impone le mani sul capo dell'infermo senza nulla dire. (OUI n.74)
Cura pastorale dei malati.
L'Ordo (come si può dedurre già dal titolo) si occupa anche della cura pastorale degli infermi e non solo dell'Estrema Unzione, come ancora in molti ambienti si crede. Esso consiglia ai pastori di visitare spesso i malati, di star loro vicino, confermandoli con la Parola e i Sacramenti. Alla fine di queste visite il sacerdote (...) potrà benedire il malato imponendogli le mani
(OUI n.45)
Matrimonio.
Il Sacramento del Matrimonio di per sé non ha l'imposizione delle mani. Vogliamo però, sottolineando il fatto che non è il ministro a conferire agli sposi il sacramento ma sono loro stessi, che esprimendo il consenso, si consacrano l'un all'altro per tutta la vita, ecco in qsto contesto, il ministro, a nome della Chiesa, assiste e riceve il consenso degli sposi, confermandolo e benedicendo.
In questo contesto è presente un'imposizione delle mani. Essa è collocata nella solenne benedizione della sposa e dello sposo:
nella celebrazione del sacramento durante la messa, dopo il Pater, al posto dell'embolismo: Libera nos...
nella celebrazione del sacramento fuori messa, fatto il rito del matrimonio, dopo la preghiera universale.
Sacerdote, rivolto verso gli sposi, invita alla preghiera per gli sposi: «Dominum, fratres carissimi...».
Segue un momento di preghiera in silenzio.
Il sacerdote, con le mani stese sopra gli sposi inginocchiati, prosegue
«Deus, qui potestate...» (OCM, n. 73)
Celebrazione dell’Eucaristia.
Nella celebrazione della messa l'imposizione delle mani è presente due volte. Una - durante la preghiera eucaristica, prima della consacrazione, sopra le offerte, l'altra, alla fine della messa, ogniqualvolta si voglia impartire la benedizione solenne sul popolo.
L'imposizione delle mani sopra le offerte è presente in tutte le preghiere eucaristiche.
Canone Romano
Tenendo le mani sulle offerte, il sacerdote dice:
«Santifica, o Dio, queste offerte con la potenza della tua benedizione…»
(Messale Romano n. 90).
II Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote celebrante dice: «Santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito» tenendo le mani stese sopra le offerte (MR n.103).
III Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote dice: «Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo»
tenendo le mani distese copra le offerte. (MR n.110)
IV Preghiera Eucaristica.
Il sacerdote celebrante tenendo le mani sopra le offerte, dice: «Ora ti preghiamo, Padre, lo Spirito Santo santifichi questi doni, perché diventino il corpo…». (MR n.119)
Durante le messe concelebrate i sacerdoti concelebranti stendono la mano destra verso le oblate, pronunziando le parole insieme con il sacerdote principale. (RSCM n.34)
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